Da Treviso, parte l’appello ai parlamentari trevigiani e veneti (e a tutto il Parlamento) per la rapida riforma di Comuni e Province

3 mar 2022

Da Treviso, parte l’appello ai parlamentari trevigiani e veneti (e a tutto il Parlamento) per la rapida riforma di Comuni e Province

Gli amministratori locali: «A rischio i fondi del PNRR»

 

TREVISO, 03 MAR. 2022 – Un appello ai parlamentari trevigiani e veneti, e al Parlamento nel suo complesso, per realizzare la riforma del Tuel, il testo unico degli enti locali, entro questa legislatura.

È stato lanciato questa mattina a Treviso dal convegno “La riforma del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL). Voci a confronto” organizzato da Provincia di Treviso, Anci Veneto, Associazione Comuni della Marca Trevigiana con il Centro Studi Amministrativi della Marca Trevigiana, Centro Studi Bellunese e Agenzia Sviluppo Innovazione.

Un convegno molto partecipato che ha visto presenti, tra sala e webinar, un centinaio di amministratori.

Il testo di riforma, prodotto durante il “Conte 2” da una commissione di alto profilo scientifico e istituzionale, la commissione Pajno, di cui ha fatto parte il veneto Achille Variati, relatore al convegno, è attualmente chiuso nel cassetto. I sindaci e gli amministratori hanno la necessità che ritorni tra le priorità dell’agenda politica del Governo e del Parlamento.

Perché i problemi che stanno affrontando gli enti locali sono tanti. Troppi.

«Stamattina è emersa la volontà del territorio che la riforma del Tuel vada avanti – sintetizza Mariarosa Barazza, presidente dell’Associazione Comuni -. Abbiamo bisogno di enti locali efficienti e funzionanti, autonomi sotto il profilo finanziario e decisionale, rischiamo altrimenti di perdere la partita del PNRR. Questa riforma può essere fatta subito, senza ulteriori perdite di tempo. Stiamo rischiando di perdere il treno di questa legislatura in un anno cruciale di messa a terra dei fondi europei e nazionali per la ripresa del Paese.»

La riforma del Tuel ha lo scopo di riordinare, coordinare, esaltare l’autonomia locale superando sul piano tributario la finanza derivata a favore di una finanza autonoma con unico vincolo l’equilibrio di bilancio.

Il tema è dunque quello, annoso, delle risorse insufficienti.

Maria Rosa Pavanello, vicepresidente vicario ANCI Veneto, rappresentante di ANCI Veneto presso il CAL-Consiglio delle Autonomie Locali del Veneto e sindaco di Mirano (VE), la spiega così:

«Non è garantita in questo momento l’autonomia costituzionale dei Comuni: ci sono stati piccoli interventi legislativi per togliere dei vincoli pesanti ma di fatto i Comuni da tempo non hanno più autonomia decisionale. Nessuno dei Comuni veneti è in dissesto finanziario eppure per l’assunzione di personale, per l’aumento di servizi, etc. non abbiamo capacità di spesa corrente e capacità decisionale. Ci troviamo in balia degli eventi, la pandemia lo ha dimostrato, abbiamo dovuto rivestire la funzione di “autorità sanitaria” senza avere i mezzi materiali per farvi fronte a dovere. Certo ci hanno dato risorse aggiuntive per il Covid ma nel 2022 non ci sarà più nessuna risorsa straordinaria anche se siamo ancora in emergenza pandemica. Hanno leggermente incrementato i trasferimenti per le funzioni sociali ma non è sufficiente. I tagli che ci sono stati 2012-2017 non sono ancora stati ripristinati. Dov’è dunque l’autonomia dei Comuni?».

Sul tema delle risorse ha battuto anche Marzio Favero, consigliere regionale e referente gruppo Finanza Locale Associazione Comuni.

«Il problema è che siamo a ritocchi e interventi-cipria mentre un ordinamento degli enti locali funziona se parimenti c’è una disponibilità di risorse economiche altrimenti il bel ordinamento rimane sulla carta».

Grandi aspettative verso questa riforma le nutrono anche il mondo delle imprese.

«È chiaro a noi imprenditori che la competitività delle nostre imprese dipende molto anche dalla competitività del territorio in cui operiamo e che sempre più in questi anni la competizione si giochi non soltanto tra imprese ma tra sistemi territoriali. Una pubblica amministrazione efficiente è uno dei fattori strategici di competitività di un sistema territoriale» ha affermato Paola Carron, vicepresidente Assindustria Venetocentro, che ha colto l’occasione per ricordare alla politica e alle istituzioni cosa poter fare per rendere più efficiente il nostro sistema istituzionale, favorendo i processi di aggregazione tra comuni e di gestione associata di funzioni e servizi, digitalizzando gli uffici comunali e i servizi, semplificare gli adempimenti burocratici.

 

Uno dei temi di cui si è parlato questa mattina è stato anche il superamento della legge Del Rio (56/2014), che svuotò di competenze e di risorse umane e finanziarie le province, in vista della loro soppressione che sarebbe dovuta avvenire con il referendum costituzionale del 2016 (che poi non passò) lasciando abortita una riforma con i relativi problemi istituzionali.

Una riforma, la Del Rio, che ha generato risparmi per 52 milioni e 473 mila euro, al posto degli attesi 13-18 miliardi, come ha sottolineato  Piero Antonelli, direttore generale Unione Province d'Italia.

E se dal punto di vista finanziario le cose si sono messe a posto perché negli ultimi anni gli enti provincia sono stati rifinanziati sia per la parte di spesa di investimenti che per quella corrente, rimane da sanare il vulnus istituzionale riportando la legislazione che riguarda le province all’interno del Tuel. 

Le richieste dell’UPI non è riportare l’ente provincia a ciò che era prima della legge del Rio ma di farne un ente vocato all’esercizio di funzioni di area vasta, a servizio dei Comuni del proprio territorio, senza sovrapporsi alla loro autonomia.

A questo proposito la Provincia di Treviso fa già scuola a livello nazionale in un abito specifico ovvero nella sua funzione di stazione unica appaltante per i Comuni dell’intera Marca Trevigiana.

 

Sul tema è intervenuto il presidente della Provincia di Treviso Stefano Marcon:

«La riforma del Tuel riguarda in particolar modo il superamento della legge n. 56 del 2014. È necessario, oltre a ridare alle Province le funzioni originarie, dare anche una stabilità di governo. Il disegno di legge prevede di uniformare a 5 anni la durata del mandato per tutti, Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni. Questa riforma, per il momento, non comporta il ritorno all'elezione diretta del presidente della Provincia da parte dei cittadini, che continua pertanto a interessare sindaci e consiglieri comunali».